mercoledì, luglio 26, 2006

Esce il libro. Ecco i prossimi appuntamenti!
Finalmente ci siamo: in questi giorni, esce in libreria il mio libro "Radio libere, ma libere veramente", ed. Malatempora!
Questi gli appuntamenti dei prossimi giorni. Sarò intervistato, per presentare il libro:

Venerdì 28 luglio
IN DIRETTA ALLE 11,
su PRIMAVERA RADIO!
Primavera Radio trasmette a: Taranto e provincia (107.300 MHz e sui 98.000 MHz), Brindisi e provincia (98.000 MHz) , Lecce (95.100 MHz)
o la potete ascoltare in streaming attraverso il sito:
www.primaveraradio.net

Sabato 29 luglio
ALLE 9.30 SU RADIO BASE, durante il programma LINEA DIRETTA.
Radio Base trasmette a: Venezia, Mestre e provincia (99.150), nelle prov. di Venezia - Treviso - Padova (93.550), Conegliano (107.400)
o la potete ascoltare in streaming attraverso il sito:
www.radiobase.net

lunedì, luglio 17, 2006

Arezzo Wave '06:la mia intervista a Radio Wave!
Emozionee: domenica 16 luglio in diretta alle 19 su Radio Wave, ad Arezzo, prima presentazione del mio nuovo libro, Radio libere ma libere veramente,in libreria dal 24 luglio, ed. Malatempora!
Ecco le altre foto!!














Le mie compagne d'avventura Rosemary, Vale, Luisa e Irene
In 50.000 per Gianna Nannini!
Marlene Kunz, Bandabardò e Skin. I 40.000 di venerdì!

venerdì, luglio 14, 2006

Dal 24 luglio in libreria!
il nuovo libro di Mauro Orrico:

Radio libere
ma libere veramente
Viaggio nella storia e nelle storie delle radio libere, indipendenti, a 30 anni dalla nascita e da Radio Alice. L'unica mappa esistente di tutte le radio per noi libere, oggi.
Edizioni Malatemporare
prezzo: 9 euro

Prologo

Era un freddo 20 novembre 1975. Francisco Franco moriva a Madrid: finiva l’ultima dittatura dell’Europa Occidentale. Juan Carlos di Borbone saliva al trono, mentre in Italia il Pci otteneva uno storico successo alle elezioni regionali.
Nel mondo apparivano i primi segnali di riavvicinamento tra i due blocchi protagonisti della guerra fredda: le capsule spaziali Apollo (Usa) e Soyuz (Urss) si incontravano nello spazio. Intanto i partigiani Khner prendevano il potere in Cambogia e i Vietcong occupavano Saigon.
In America nasceva ufficialmente il rap e il rock assisteva all’ingresso ufficiale di una voce passionale e visionaria: Patty Smith usciva con Horses e in breve scalava le classifiche mondiali, conquistando milioni di fans col suo stile asciutto, eclettico, inebriato.
Montale vinceva il Nobel per la letteratura e il 2 novembre, sull’Idroscalo di Ostia, veniva trovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini: moriva il poeta delle periferie.
Il ’68 appariva lontano. Quanti erano stati col corpo o con la mente, nel cuore del Maggio parigino, erano probabilmente cambiati. E ancor di più era cambiata l’Italia. Al sogno di una rivoluzione pacifista con i fiori al posto dei cannoni, seguiva ormai la disillusione. Ma restava la rabbia. L’ardore della lotta andava mutando col finire dei ’60 e, fomentata dal sogno ancora vivo di un mondo altro senza sfruttati e senza padroni, andava assumendo, con i primi anni settanta, sempre più i colori del piombo e l’odore del sangue e delle rivoltelle. Era ormai lontana l’immagine beat, poi hippy di una generazione ribelle, pacifista e visionaria.
Nei quartieri di Roma, Milano , Bologna, Firenze si consumava ormai una guerra invisibile, quotidiana, continuamente aggiornata da un bollettino di morti e dolore. Erano gli anni di piombo: la strategia del terrore aveva colpito nel segno, entrando nelle case degli italiani, tra gli show del sabato sera, i pantaloni a zampa di elefante, i cantautori anarchici e il Tuca Tuca di Raffaella Carrà.
Ma proprio in quegli anni, in quel non troppo lontano 1975, migliaia di ragazzi e di ragazze entravano nelle cucine e nelle camere da letto degli italiani, animati dalla ricerca di un futuro di gioco e di libertà.
Nascevano le radio libere.

La rinascita delle radio libere

Le nuove frontiere della politica mondiale hanno imposto alle coscienze, alle vite, ai desideri dei popoli di questa terra un presente turpe dominato dagli abomini della globalizzazione neo liberista.
Gli anni ’80 e ’90 hanno introdotto una svalutazione dell’identità collettiva e individuale, in nome di un progresso apparente, fondato sull’idea banalizzante di una società dello spettacolo costruita su una parvenza vuota, dominata solo dal mercato e dalle leggi avvilenti del pensiero unico.
Irrompe sullo schermo il disimpegno delle nuove generazioni senza ideali, cresciute con il mito del denaro facile e del movimento punk anarco individualista come massima espressione di contro cultura e di ribellione vetero – giovanilistica.
La Tv celebra l’esaltazione del nulla. Guardare in silenzio, assuefatti alla costruzione di progetti anonimi, senza vita né nulla da dire. Da comunicare.
Ed ecco la caduta del muro, il G8, il WTO e, finalmente, Seattle. E poi Genova, gli scioperi generali, le lotte operaie, il contro vertice Fao, gli stati generali della scuola, le lotte dei migranti, le mobilitazioni contro i Cpt. Firenze “città aperta” e i sopravvissuti del petrolchimico di Porto Marghera che chiedono verità. Il World Pride di Roma 2000 contro le ingerenze di una chiesa che odia, vende ai poveri la pietà e vive gradassa nel lusso delle stanze dorate, nel compiaciuto ricordo del cristianesimo che fu.
Arrivano i movimenti e i suoi infiniti colori dipingono lo schermo. E ritornano le radio libere, i media indipendenti, i giornali di movimento. Internet non più solo di Bill Gates, ma finalmente villaggio globale di libero scambio di idee, progetti, desideri. Il web è invaso da una comunità immensa di bloggers e la comunicazione diventa finalmente orizzontale, libera, realmente democratica. Vi possono accedere tutti e internet si trasforma in uno straordinario strumento di diffusione delle contro culture.
Indymedia, per primo, ha rappresenato la rottura nel mediascape nord-americano.
(...)
Ogni esperienza legata all’informazione indipendente, alla ricerca di una musica alternativa e di qualità, serba in sé un desiderio più grande: quello di cambiare la nostra vita, perché “vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose”. Questo è il paradigma, l’aspirazione massima, presente dietro ogni lotta combattuta per il lavoro, la casa, per un salario dignitoso, per il riconoscimento di un diritto a godere di una vita migliore. Comunicare la passione, testimoniare il valore di una battaglia è lo scopo che si prefigge ogni radio libera. Oggi più di ieri, nell’etere come nel web.
Camus affermava che “l’uomo in rivolta è quell’uomo che è in continuo movimento contro la sua condizione esistente”.
(...)
Per anni, si è detto che la radio fosse destinata a morire, scavalcata e cancellata dalla Tv. I fatti hanno, invece, dimostrato il contrario.
Nonostante le esigenze commerciali abbiano livellato lo standard verso i gusti musicali più comuni e troppo spesso siano fautori di un sistema privo di creatività e voglia di osare, tuttavia la radio, oggi, sta assistendo ad una sorprendente rinascita.
L'etere, molto più della Tv, e forse al pari solo di internet, sta diventando fucina di nuove idee, un luogo in cui dar, finalmente, spazio a velleità di sperimentazione.
(...)
In un quadro a dir poco torbido, assumono un valore ancora più pregnante le mille attività delle tante radio più o meno vicine ai movimenti, oggi presenti nell’etere e nel web.
Nel libro, un quadro riassuntivo della radiofonia “libera” attualmente esistente in Italia.
(...)
Probabilmente ne mancheranno alcune, ma non me ne vogliano: le radio libere sono come i fiori, a volte appassiscono prima del previsto per poi rinascere altrove e magari vivere anni, molti anni, segnando i destini di chi le ha viste nascere, crescere e, a volte, morire.